Movimento artistico culturale fondato dal prof.  Adolfo Giuliani

EVENTI  >> 13 / 21 maggio 2006 -  Museo Archeologico Nazionale - Grosseto

1° Mostra Nazionale Grosseto
Movimento Artistico Culturale
Esasperatismo - Logos & Bidone

presentazione di Annarosa Del Corona
mostra curata da Adolfo Giuliani

espongono gli artisti:
Ambrosone Augusto, Angiuoni Enzo, Ardenghi Piero, Ariano Giovanni, Barrotta Mario, Bernini Simonetta, Bianchi Giovanni Battista, Caccioppoli Adriana, Caiazzo Marco, Canale Attilio, Capece Nunzio, Cibelli Salvatore, Civardi Alberto, De Chiara Antonio, De Marco Giuliana, Di Franco Giuseppe, Di Nardo M. Teresa, Fiore Enrico, Fortunato Mario, Galdo Libero, Gambardella Stelvio, Gennari Betta, Giannino Antonio, Giordano Antonella, Rechn Günter, Iovino Lucia, Iuliano Francesco, Lafavia Giuseppe, Lazari Antonio, Lo Russo Viviana, Lombardo Gaspare, Longobardi Caterina, Marcelli Albano, Marrucci Mauro, Massaro Andrea, Mazzella Rosario, Napolitano Paolo, Pacilio Lara, Provenzale Susy, Pugliese Antonio, Lucio Pari, Rago Paola, Ravallese Sandra, Renzetti Flavio, Robucci Maria Antonietta, Roehrssen Guglielmo, Sabbiucciu Ignazio, Sansone Alfredo, Sansone Enrico, Scognamiglio Piera, Severino Domenico, Simeoni Lapo, Spadavecchia Pino, Domenico Spinosa, Tammaro Antonio, Tammaro Tamara.

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Esasperatismo una realtà esistenziale
di Aurelio De Rose

Nel contesto di una globalizzazione sempre più presente racchiusa in un habitat di personalismi che escludono ogni forma di humanitas e solidarietà, l’Esasperatismo trova nella sua connotazione di Movimento Artistico, adesioni sempre più qualificate ed altresì aderenti alla “filosofia concettuale” che ne ispirò la nascita nell’anno terminale del trascorso secolo.
Nel Manifesto, che il fondatore Adolfo Giuliani rese pubblico nel Maggio di quell’anno, è possibile e tuttora necessario, soprattutto per quanti ancora oggi aderiscono, riflettere sui pochi e salienti punti che ne determinarono la nascita, auspicandone un futuro, che trovi man mano ulteriori riscontri propositivi.

Temi quelli del Manifesto, che possono sintetizzarsi nella constatazione, nell’ambito dell’attuale esistenza di ognuno di noi, del proliferarsi di forme in continua ed incontrollata violenza, che purtroppo il vivere quotidiano ci esibisce. Elementi di difficoltà esistenziale quindi che, in un ricorrente divenire opprimono ed annullano, in nome di un incontrollato “progresso”, qualsiasi tentativo di positività modificante. Tutto ciò, per il solo frenetico raggiungimento di un  soggettivo egocentrico “ io ” che si pone quindi in antitesi e a discapito delle non poche volontà di unicità che ci attorniano.
A quel tema va conseguentemente ad abbinarsi, l’eguale constatazione di abusi e invivibilità che attraversa l’intero emisfero e verso i  quali, in virtù di quell’io sopraccitato, parte dell’umanità esprime, pur attraverso le limitate espressioni di diniego, prove tangibili di modificazione e di difesa.

Concetti questi ultimi che “l’essere pensante” e più d’altri gli Artisti, possono verosimilmente somatizzare nel tentativo di esprimere la propria denuncia, in forza di quelle capacità: di parola, gesti, segni e cromatismi che rappresentano la personale ed unica arma che posseggono. Nel tempo, queste rappresentazioni d’insoddisfatta presenza al divenire attuale, hanno visto e vedono, nelle varie esposizioni organizzate da Giuliani, tante sensibilità d’insofferenza alle quali hanno contribuito mediante azioni e gesti, che ognuno degli Artisti ha individualizzato e, concretamente fatto propri, materializzando quella “concettualità” sviluppatasi nelle individuali proposte.

Infatti, da quel maggio 2000, non sono trascorsi invano sei lunghi anni; ed oggi, tanti Artisti anche di varie nazionalità, percependo il fondamento di quel messaggio ed aderendo alle varie manifestazioni che l’instancabile Giuliani ha posto in essere, hanno fatto sì che l’Esasperatismo, si ponesse in posizioni di “avanguardia” varcando anche quei confini che spesso hanno visto il sorgere di esperienze propositive non oltrepassare il Volturno.
Di questa di Grosseto, va piacevolmente   evidenziata e sottolineata, anche in relazione a quel non limitato “confine” sopra detto, la partecipazione di molti giovani provenienti da varie e differenti localizzazioni che, in quella “filosofia” hanno individuato: per mezzo della propria rappresentazione intima e mentale, un humus di denuncia e, se pur attraverso le varie e non univoche espressioni pittoriche, ne manifestano fattivamente la presenza.


Segni e colori dell’Esasperatismo
di Daniela Ricci

In una società bombardata e deformata da immagini virtuali, dal denaro che sempre più diventa un dio da onorare e dalla razionalità, nella quale apparire e mostrarsi è ormai diventato l’impegno più comune, l’uomo è costretto all’incomunicabilità e a vivere senza sentimenti. Il coraggio di vivere, dunque, necessariamente implica la consapevolezza della propria diversità e di quella incolmabile distanza che ci separa dagli altri, ma che ci rende anche unici. Se ne deduce quindi che il raggiungimento di questa unicità diventa la creazione che opponiamo alle contraddizioni della vita, alle falsità che governano gran parte dei rapporti. Il dolore e la disperazione devono trasformarsi in materia creativa. Così il talento di saper vivere con interesse e curiosità, il rapporto singolare con l’intero fluente universo degli eventi naturali ed umani, con lo spazio, con il pianeta e con la storia deve in qualche modo essere recuperato.Ecco perché è dal 2000 che il gallerista  Adolfo Giuliani ha fondato a Napoli  il movimento culturale "Esasperatismo" che attraverso mostre ed incontri propone una lettura della società. Di strada da allora ne è stata fatta. Lo dimostrano le numerose mostre nazionali ed  internazionali  di artisti che hanno aderito al movimento il cui simbolo è il “Bidone”,  aperto alla sperimentazione artistica  non più inteso come contenitore di materiale o come tradizionale metafora dell'imbroglio, ma  come simbolo del malessere dell'uomo,   emblema della vita stessa. Nasce dalla constatazione oggettiva del grado di esasperazione del vivere quotidiano, dalla natura violentata, dalla scienza incontrollata e dall'arte che non è più fruibile. Attraverso le proprie istanze stilistiche e concettuali questi artisti, ormai numerosissimi,  affrontano con impegno e dedizione gli aspetti di un medesimo incontro con se stessi per recuperare un'identità storica come una via di meditazione che esige appunto un'affermazione di vita. Il secolo del novecento ha visto proliferare ideologie, prospettive, dinamiche sociali, orientamenti religiosi in modo vasto ed ha assistito anche ad immense tragedie e conflitti. Tutto ciò ha determinato insicurezza individuale caduta delle aspettative e mancanza del senso stesso del futuro che appare  oggi come un'incerta e nubulosa proiezione. Apparentemente vuoto, il “Bidone” è arricchito sempre più dalle espressioni creative, da segni e colori ed è pieno di messaggi  e contenuti. Esasperatismo, dunque, come maniera di testimoniare e di comunicare il grado di esasperazione globale non più controllabile del vivere quotidiano. I nostri poteri sensibili e conoscitivi sembrano moltiplicarsi ed arricchirsi ogni giorno di più, e in realtà, l’individuo in questo mondo di meccanismi sincronizzati ed interdipendenti si annulla nella massa, vive e pensa non più come singolo , ma come collettività condizionata e livellata alla dimensione stabilita programmata dalle centrali del potere economico e sociale. Il movimento pur nella varietà di stili e forme compositive  viene, in definitiva, inteso come   denuncia  e come progetto di risposte adeguate a tale situazione di malessere generale  e come necessità per tentare di riportare l’arte alla vita e l’uomo “sofferto, ammaccato, consumato” ad una più libera comunicazione esistenziale per riuscire a far  fluire emozioni e sensazioni soggettive senza condizionamenti.

 

 

 

 

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