Movimento artistico culturale fondato dal prof.  Adolfo Giuliani

EVENTI  >> dal 19 al 30 settembre 2009 - Salone di rappresentanza Proloco - Reggia di Caserta (Ce)

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"Esasperatismo,
degrado e speranza"

Mostra personale di

Rosario Mazzella

a cura di Carlo Roberto Sciascia
presentazione di
Carlo Roberto Sciascia e Leo Strozzieri.

Rosario Mazzella e le problematiche esistenziali
di Carlo Roberto Sciascia
In questo ciclo di opere Rosario Mazzella affronta uno dei problemi più urgenti del mondo contemporaneo con lo spirito caratteristico degli artisti dell’esasperatismo; egli si confronta sui temi esistenziali proponendo lavori, sorprendenti nella loro modernità stilistica, ricchi di poesia e di spiritualità.
L’artista, avvertendo appieno le problematiche sociali e culturali che stanno conducendo l’uomo verso la distruzione di tutto ciò che lo circonda e delle stesse sue capacità interrelazionali, intesse un dialogo fitto ed imprevedibile con la realtà, discorso vivace nelle implicazioni intime e nelle riflessioni profonde, dal quale affiorano sentimenti e emozioni e, su tutto, l’impellente voglia di riscatto dell’uomo <avveduto> che pensa giunta l’ora improrogabile di variare il suo modo di vivere.
L’oggetto delle opere di Rosario Mazzella appare quindi dilaniato da una tensione palese che, vivida negli intensi accenti cromatici, si avvale di un’espressività dal sentore realistico che, però, è riconducibile all’informale in un gioco dal diverso sapore, esaltato dalla forte personalità dell’artista.
Mazzella, in effetti, parla dello spirito che anima il movimento dell’Esasperatismo e indica in un più equilibrato rapporto con il mondo esteriore, ma soprattutto interiore, la via di uscita da questa situazione pericolosa che nello strapotere dell’uomo ha le sue radici; i soggetti dei suoi lavori, infatti, ricercano sconsolatamente ma con decisione un senso nuovo all’umano agire, basato sull’armonia, sulla comunicabilità e su una visione globale imperniata sull’interezza del nostro vivere.
Il percorso tracciato, lungo e tormentato, scava con lancinanti tessiture dalla fitta trama in strutture del reale e con tonalità liriche impone attenzione; ma il discorso di Mazzella, che parte da questa singolare indagine permeata di rinnovata energia e di sentimenti elevati e giusti, con tinte decise ed a tratti cupe sa librarsi in dinamiche concettuali intensamente vissute con lo scopo di delineare un nuovo rapporto società-arte e natura-uomo, ove la poetica suggestiva dell’artista imprime alla materia ed ai cromatismi una caratteristica passionale in grado di attrarre il fruitore sia sul piano della riflessione, sia su quello dell’emozione.

ESASPERATISMO, DEGRADO, SPERANZA.
di Leo Strozzieri
Per quanto io sappia mai Rosario Mazzella, artista tra i più significativi nel panorama dell’arte italiana contemporanea, è stato puritano e seguace della teoria crociana dell’autonomia dell’arte; anzi, spesso nella sua lunga carriera ha raggiunto vertici del suo fare calandosi nel profondo cono d’ombra rappresentato dalle problematiche sociali che nell’ambiente meridionale ove si trova ad operare si manifestano nella loro ampiezza plenaria. La pittura è l’unica finestra che si presenta all’artista certamente per guardare e poi registrare l’azzeramento dell’umanesimo, ma altresì per impedire l’eclissi integrale permettendo alla luce un ingresso seppur discreto. È questo un programma per il quale egli ha profuso energie in una encomiabile tensione esistenziale, ragion per cui ha aderito entusiasticamente al movimento dell’Esasperatismo fondato a Napoli da Adolfo Giuliani allo scopo proprio di denunciare i mali della società e proporre ipotesi di soluzione. E quale esperienza linguistica migliore dell’Informale per registrare il naufragio, per penetrare nella notte orgiastica della materia sottoposta all’esasperazione dell’energia vorticosa in coazione con la dittatura della casualità somma? L’Art autre costituisce il campo prediletto di Mazzella attraverso il quale documentare con fredda fissità pirandelliana il naufragio dell’ottimismo illuministico che si era affermato con l’avvento dell’era industriale. Con autorevolezza e radicalità emblema di questo naufragio non più leopardiano è il bidone a cui fanno riferimento i protagonisti dell’Esasperatismo, giustamente in ebollizione stracolmo com’è di materiali fuori uso. A questa icona inconsueta ma illuminante d’una situazione planetaria Mazzella ha fatto riferimento per eseguire le tre opere che sostanziano la mostra: una mostra quindi raccolta, discreta, non barocca quanto a numero di lavori, ma francescana e direi quaresimale, come si conviene a chi voglia finalmente vestire i panni del talebano della globalizzazione responsabile della corsa sfrenata al progresso con relativa natura violentata,scienza incontrollata, arte non più fruibile (sono i punti chiave del manifesto del movimento redatto da Giuliani). Anche una mostra di siffatta parsimonia, realizzata senza ombra di sfarzo e spettacolarità, apre un ulteriore spiraglio di riflessione per il fruitore prigioniero dell’erotica follia capitalistica che tutto misura in quantità.
Tre opere sono bastate a Mazzella per farci assistere in prima persona alla cerimonia funebre dei valori umanistici sommersi dal peso della materia caotica, informe,dalle cromie sinistre, mescolanza di pallore e nefasta asfissia, di sprazzi iconici in faticosa dispersione tra gli intrecci e le trame di un campionario di rifiuti e neumi carsici e corrosi da agenti atmosferici, solcati da segni anarchici e violentatori. Ossimoro di iconismo e astrazione di reminiscenza pauperistica, questo trittico del nostro grande maestro ha un impatto visivo ragguardevole; riesce egli, da cultore dei valori estetici, ad offrire una certa qual letizia all’occhio dello spettatore, rafforzando in tal modo il tipico atteggiamento della tradizione culturale partenopea portata sempre all’ottimismo e alla speranza.
Rosario Mazzella nel silenzio sacrale del suo studio, certamente esasperato per l’arte prigioniera, per il giardino delle delizie seviziato, per le orme degli sposi che in esso procedevano cancellate, per l’acqua che ristagna in pozze davanti ai cassonetti che da tempo vomitano il cibo ingoiato a fatica, non ha soltanto gli urli nel cuore, ma un desiderio di evasione e speranza, a lungo cullato, reso emblematico da quegli uccelli che pur attratti dall’impellente bisogno di un pasto purtroppo tossico, comunque presto torneranno a volteggiare verso la luce che è la sorgente di ogni colore.
Noi, io, l’amico Giuliani organizzatore di questa singolare esposizione, il pubblico tutto, siamo solidali con Rosario e cioè proviamo la stessa esasperazione per il deserto che ci conduce alla morte. Ma a guisa di araba fenice torneremo a risorgere dalle nostre ceneri. A laude di Cristo. Amen. Così chiudevano i Fioretti di frate Francesco, autore del Cantico Delle creature che vorremmo sostituisse come simbolo della società il martoriato bidone.

Movimento dell’Esasperatismo – Logos & Bidone

di Adolfo Giuliani
Il Movimento artistico - culturale denominato “Esasperatismo - Logos & Bidone”, fondato a Napoli nel Maggio del 2000 con la pubblicazione di un Manifesto, denuncia i mali del mondo contemporaneo. In questi sette anni di vita il Movimento ha organizzato conferenze e incontri culturali, ha realizzato mostre d’arte a livello nazionale ed internazionale per la divulgazione del messaggio. Vista la drammaticità dell’attuale momento storico, caratterizzato da pericoli e minacce contro il pianeta terra e, quindi, contro la vita stessa, cerchiamo di propagandare al massimo, col nostro Movimento, la denuncia dei danni irreversibili che si stanno perpetrando e, nello stesso tempo, la speranza di un ravvedimento che possa evitare il punto di non ritorno.

 

autore del sito è Nunzio Capece