Rosario Mazzella e le
problematiche esistenziali
di Carlo Roberto Sciascia
In questo ciclo di opere Rosario Mazzella affronta uno dei problemi più urgenti del mondo
contemporaneo con lo spirito caratteristico degli artisti dellesasperatismo; egli si
confronta sui temi esistenziali proponendo lavori, sorprendenti nella loro modernità
stilistica, ricchi di poesia e di spiritualità.
Lartista, avvertendo appieno le problematiche sociali e culturali che stanno
conducendo luomo verso la distruzione di tutto ciò che lo circonda e delle stesse
sue capacità interrelazionali, intesse un dialogo fitto ed imprevedibile con la realtà,
discorso vivace nelle implicazioni intime e nelle riflessioni profonde, dal quale
affiorano sentimenti e emozioni e, su tutto, limpellente voglia di riscatto
delluomo <avveduto> che pensa giunta lora improrogabile di variare il
suo modo di vivere.
Loggetto delle opere di Rosario Mazzella appare quindi dilaniato da una tensione
palese che, vivida negli intensi accenti cromatici, si avvale di unespressività dal
sentore realistico che, però, è riconducibile allinformale in un gioco dal diverso
sapore, esaltato dalla forte personalità dellartista.
Mazzella, in effetti, parla dello spirito che anima il movimento dellEsasperatismo e
indica in un più equilibrato rapporto con il mondo esteriore, ma soprattutto interiore,
la via di uscita da questa situazione pericolosa che nello strapotere delluomo ha le
sue radici; i soggetti dei suoi lavori, infatti, ricercano sconsolatamente ma con
decisione un senso nuovo allumano agire, basato sullarmonia, sulla
comunicabilità e su una visione globale imperniata sullinterezza del nostro vivere.
Il percorso tracciato, lungo e tormentato, scava con lancinanti tessiture dalla fitta
trama in strutture del reale e con tonalità liriche impone attenzione; ma il discorso di
Mazzella, che parte da questa singolare indagine permeata di rinnovata energia e di
sentimenti elevati e giusti, con tinte decise ed a tratti cupe sa librarsi in dinamiche
concettuali intensamente vissute con lo scopo di delineare un nuovo rapporto società-arte
e natura-uomo, ove la poetica suggestiva dellartista imprime alla materia ed ai
cromatismi una caratteristica passionale in grado di attrarre il fruitore sia sul piano
della riflessione, sia su quello dellemozione. ESASPERATISMO, DEGRADO, SPERANZA.
di Leo Strozzieri
Per quanto io sappia mai Rosario Mazzella, artista tra i più significativi nel panorama
dellarte italiana contemporanea, è stato puritano e seguace della teoria crociana
dellautonomia dellarte; anzi, spesso nella sua lunga carriera ha raggiunto
vertici del suo fare calandosi nel profondo cono dombra rappresentato dalle
problematiche sociali che nellambiente meridionale ove si trova ad operare si
manifestano nella loro ampiezza plenaria. La pittura è lunica finestra che si
presenta allartista certamente per guardare e poi registrare lazzeramento
dellumanesimo, ma altresì per impedire leclissi integrale permettendo alla
luce un ingresso seppur discreto. È questo un programma per il quale egli ha profuso
energie in una encomiabile tensione esistenziale, ragion per cui ha aderito
entusiasticamente al movimento dellEsasperatismo fondato a Napoli da Adolfo Giuliani
allo scopo proprio di denunciare i mali della società e proporre ipotesi di soluzione. E
quale esperienza linguistica migliore dellInformale per registrare il naufragio, per
penetrare nella notte orgiastica della materia sottoposta allesasperazione
dellenergia vorticosa in coazione con la dittatura della casualità somma?
LArt autre costituisce il campo prediletto di Mazzella attraverso il quale
documentare con fredda fissità pirandelliana il naufragio dellottimismo
illuministico che si era affermato con lavvento dellera industriale. Con
autorevolezza e radicalità emblema di questo naufragio non più leopardiano è il bidone
a cui fanno riferimento i protagonisti dellEsasperatismo, giustamente in ebollizione
stracolmo comè di materiali fuori uso. A questa icona inconsueta ma illuminante
duna situazione planetaria Mazzella ha fatto riferimento per eseguire le tre opere
che sostanziano la mostra: una mostra quindi raccolta, discreta, non barocca quanto a
numero di lavori, ma francescana e direi quaresimale, come si conviene a chi voglia
finalmente vestire i panni del talebano della globalizzazione responsabile della corsa
sfrenata al progresso con relativa natura violentata,scienza incontrollata, arte non più
fruibile (sono i punti chiave del manifesto del movimento redatto da Giuliani). Anche una
mostra di siffatta parsimonia, realizzata senza ombra di sfarzo e spettacolarità, apre un
ulteriore spiraglio di riflessione per il fruitore prigioniero dellerotica follia
capitalistica che tutto misura in quantità.
Tre opere sono bastate a Mazzella per farci assistere in prima persona alla cerimonia
funebre dei valori umanistici sommersi dal peso della materia caotica, informe,dalle
cromie sinistre, mescolanza di pallore e nefasta asfissia, di sprazzi iconici in faticosa
dispersione tra gli intrecci e le trame di un campionario di rifiuti e neumi carsici e
corrosi da agenti atmosferici, solcati da segni anarchici e violentatori. Ossimoro di
iconismo e astrazione di reminiscenza pauperistica, questo trittico del nostro grande
maestro ha un impatto visivo ragguardevole; riesce egli, da cultore dei valori estetici,
ad offrire una certa qual letizia allocchio dello spettatore, rafforzando in tal
modo il tipico atteggiamento della tradizione culturale partenopea portata sempre
allottimismo e alla speranza.
Rosario Mazzella nel silenzio sacrale del suo studio, certamente esasperato per
larte prigioniera, per il giardino delle delizie seviziato, per le orme degli sposi
che in esso procedevano cancellate, per lacqua che ristagna in pozze davanti ai
cassonetti che da tempo vomitano il cibo ingoiato a fatica, non ha soltanto gli urli nel
cuore, ma un desiderio di evasione e speranza, a lungo cullato, reso emblematico da quegli
uccelli che pur attratti dallimpellente bisogno di un pasto purtroppo tossico,
comunque presto torneranno a volteggiare verso la luce che è la sorgente di ogni colore.
Noi, io, lamico Giuliani organizzatore di questa singolare esposizione, il pubblico
tutto, siamo solidali con Rosario e cioè proviamo la stessa esasperazione per il deserto
che ci conduce alla morte. Ma a guisa di araba fenice torneremo a risorgere dalle nostre
ceneri. A laude di Cristo. Amen. Così chiudevano i Fioretti di frate Francesco, autore
del Cantico Delle creature che vorremmo sostituisse come simbolo della società il
martoriato bidone.
Movimento dellEsasperatismo Logos
& Bidone
di Adolfo Giuliani
Il Movimento artistico - culturale denominato Esasperatismo - Logos &
Bidone, fondato a Napoli nel Maggio del 2000 con la pubblicazione di un Manifesto,
denuncia i mali del mondo contemporaneo. In questi sette anni di vita il Movimento ha
organizzato conferenze e incontri culturali, ha realizzato mostre darte a livello
nazionale ed internazionale per la divulgazione del messaggio. Vista la drammaticità
dellattuale momento storico, caratterizzato da pericoli e minacce contro il pianeta
terra e, quindi, contro la vita stessa, cerchiamo di propagandare al massimo, col nostro
Movimento, la denuncia dei danni irreversibili che si stanno perpetrando e, nello stesso
tempo, la speranza di un ravvedimento che possa evitare il punto di non ritorno.
|