Movimento artistico culturale fondato dal prof.  Adolfo Giuliani

EVENTI  >> Gennaio 2018 - Pubblicazione del terzo volume dell'Esasperatismo di Adolfo Giuliani.



Prefazione al libro "Il Trebbeto" di Adolfo Giuliani
a cura della prof. Clara Guarino

La stanza è buia. Su un cavalletto accanto alla finestra è stata posta una tela bianca. Adolfo la fissa affascinato, sforzandosi di penetrare in quella dimensione sovrumana. Quel bianco assoluto, bello, ambiguo e cosiassurdamente profondo genera un attimo di smarrimento. Egli pensa che la tela bianca della nostra esistenza, quella, però, che dovremmo coprire dei nostri segni personali, frutto della nostra autonomia è già condizionata.

Da bambino ha vissuto gli orrori della guerra, trascorrendo le sue giornatetra il terrore e il pericolo, tra l’istinto e la ragione, lottando e respirando l’angoscia per le vicende alle quali, suo malgrado, era chiamato a fare da spettatore e, talvolta, partecipe.

Scugnizzo tra gli scugnizzi, ha vissuto l’inaudita crudeltà e le immani tragedie di una umanità violentata. La sua esistenza è stata segnata dalle vicendedel popolo napoletano, della cui vita si è fatto custode commosso, ancora fortemente innamorato. Ecco che già il primo segno sulla tela bianca è statoimpresso.

Quasi senza accorgersene, travolto dalleemozioni e dai ricordi, comincia a scrivere.

Composto con entusiasmo giovanile, ma con la saggezza degli anni che nel rispetto degli effetti, esigono la giustificazione delle cause, “Il Trebbeto”, ultimo lavoro di una trilogia, ha visto la luce in coerente gestazione. Quella dell’individuo che inventaria l’immenso, inattingibile respirato in folgorazioni fisiche e sentimentali, e, nella sua martellante presenzabiologica, contesta il computo puntiglioso delle trame quotidiane, gravide di antecedenti le cui ombre, talvolta oscurano la speranza futura. Ha poi avuto, con la vitalità di un vino generoso, il tempo di fermentare, di ritualizzarsi nei filtri che riassumonoe rivivificano quanto si è guardato senza contemplazione e si è giudicato senza riflessione, vale a dire l’intatta corposità della stagione ineffabile, quella che dà valore a ogni umana impresa. Non si sarebbe, diversamente, colto il sospiro tra l’esigenza di rinunziare al sogno per dare corpo alla vita e la necessità di sognare per accettare e continuare a vivere, alimentando dei contenuti sociali. Lavita è sogno, è l’ombra di un sogno in fuga, è sogno di un sogno, è “eidolon” reale, per chi la gestisce, è spesso ombra per noi che,proiettati sulla tela dei condizionamenti esistenziali, variamo, con la luce, contorni e dimensioni. Nelle dimensioni del fare l’uomo, almeno,verifica le sue possibilità, può essere un segno sulla tela e nessun segno; può essere addirittura l’antitrama e guardare con distacco il quadro sociale che, per eccesso di colore, di usure, di squilibri si sovraccarica, può disfarsi, inglobarsi nel profondo di un taglio, di una smagliatura oltre la quale passa il vento del nulla.

Adolfo Giuliani, è riuscito a trovare tracce del senso, del valore efinanco della bellezza della vita, anche nella tragedia della guerra e nelle prove del viver quotidiano, nel degrado di una città alla quale è, quasi visceralmente, legato e che profondamente ama. 

Quella domanda, che custodiva nel suo animo come segreta speranza per il domani, sente di rivolgerla a tutti noi, allorché un bidone, mezzo arrugginito, tutto ammaccature, scalciato e sballottato a destra e a manca da tutti, non gliela strappa dal petto, sollecitando una risposta. Allora Adolfo Giuliani sente l’impulso di chiedere, insieme agli esasperatisti: «Perché quest’umanità si va svuotando della sua essenza? Perché corre, perché evapora in una emotività che non produce senso, perché si rattrappisce sempre più nel presente, perché non coltiva più i sogni?». Nel “Trebbeto” Adolfo Giuliani pare voler riprendersi e riportare nelle segrete pieghe dell’animoquell’interrogativo, per nutrirlo della speranza edare a esso una nuova forza tragica, un nuovo prometeico vigore. E lo fa parlandoci, talora, in dialetto, quasi a cercare le profonde e vitali energie di un popolo che ha sempre percepito la gioia in forma quasi dionisiaca, la tristezza quasi cantandola, la fame e la violenza fino alla ferocia, la cultura e il “sapere” come eccellenza del vivere. Ma che si perde in una quotidianità priva di quel senso di cui il bidone continua a parlare e domandare, mentre,  rotolando, mette in moto la speranza.

Clara  Guarino

autore del sito è Nunzio Capece