Da
giovedì 25 settembre il movimento artistico "Esasperatismo Logos & Bidone"
presenterà i propri lavori nella redazione del mensile "Albatros", in corso
nazionale 22 a Scafati. Dopo gli apprezzamenti dallesposizione nella galleria
Principe di Napoli, durante lo scorso maggio dei monumenti, numerosi aderenti al movimento
ripropongono le proprie opere nella cittadina salernitana, tornando a propagare gli ideali
costitutivi di una corrente che, nella desinenza, riecheggia le avanguardie artistiche
susseguitesi con effetto dirompente nel corso del XX secolo.
Dai molti "ismi" del Novecento, l'Esasperatismo mutua
anche l'attitudine a redigere manifesti, che - in questo caso - sono addirittura due: uno
stilato all'atto della fondazione, nel maggio 2000, l'altro risalente al luglio 2001 e al
quale ha aderito anche il critico Angelo Calabrese. Scaturito dalla dolente riflessione di
Adolfo Giuliani su un oggetto apparentemente banale quale il bidone, il movimento nasce -
come recita il manifesto - "dalla constatazione del grado di esasperazione raggiunto
dal vivere quotidiano, dalla natura violentata, dalla scienza incontrollata,
dallarte non più fruibile". Considerazioni, queste mosse da un intento
polemico nei confronti dellalienazione alla quale è costretto a soggiacere
nellepoca della globalizzazione lindividuo, ridotto, appunto, ad un
contenitore ammaccato e sballottolato qua e la nellindifferenza generale.
Al contempo, il bidone si configura come metafora di una terra
agonizzante, sottoposta ai continui sfregi perpetrati dalla follia e dallambizione
di un uomo che, così, diventa vittima e artefice di tanto scempio. Tali ideali, nel marzo
2003, sono stati condivisi e sottoscritti da un gruppo di 34 artisti, senza barriere di
sesso nè detà (anzi, folta è la rappresentanza femminile), i quali hanno
impiegato il supporto-bidone secondo il linguaggio più congeniale a ciascuno,
allinsegna di una libertà estetica convergente verso un orientamento concettuale
comune, affinchè si potesse trovare "unità nella varietà": il contenitore
viene così decorato con soluzioni informali, dada, figurative, naif, astratte, oppure
diventa unoriginale installazione. Per i firmatari del manifesto, però,
lesperienza esasperatista non si risolve esclusivamente in un fatto artistico, ma è
anche testimonianza di un impegno civile che, lontano da pretese rivoluzionarie, invita ad
un generale risveglio delle coscienze.
- Anita Pepe
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