Razzismo e antisemitismo
UN RICORDO INDIMENTICABILE
La mia riflessione nasce prevalentemente da un brutto
ricordo di momenti vissuti durante la seconda guerra mondiale.
Il razzismo è
un veleno che ha radici nell’uomo, è un veleno che uccide chi lo genera e chi lo
riceve. Ecco perché rappresenta il più pericoloso che esista nel genere umano,
ancora oggi. Indubbiamente, però, ha avuto il suo apice nell’ultimo conflitto
mondiale. Certo, per una riflessione esaustiva sulla gravità e atrocità di quei
momenti, sulle barbarie commesse a danno di ebrei e non solo, bisognerebbe
scrivere più di un libro.
I Tedeschi,
quando arrivavano nelle case, armatissimi, a bordo delle loro camionette, per
scovare le persone che si nascondevano, distruggevano tutto ciò che
incontravano, nessuno poteva ribellarsi perché, al primo cenno di protesta,
rispondevano col mitra e uccidevano. Così sono morte molte persone. È importante
non mollare mai contro il fanatismo. Il giorno della memoria è un giorno
importante non solo per il popolo ebraico, ma soprattutto per il mondo intero.
Non bisogna dimenticare mai quanto è successo nella seconda guerra mondiale. Io
allora avevo poco più di nove anni e ho vissuto momenti che ancora adesso sono
impressi nella mia mente. L’ignoranza e la cattiveria dell’uomo sono sempre
state un pericolo per il singolo individuo e per l’intera umanità. In questi
giorni in cui tutto il mondo è in pericolo a causa del rapido diffondersi del
Coronavirus, accompagnato da sciacallaggio economico e politico, c’è gente
ancora così esaltata da impiegare il proprio tempo in comportamenti
discriminatori, razzisti, antisemiti senza alcuna vergogna.
Ancora adesso
manca l’accoglienza e manca la fraternità, manca cioè l’essere umano. Io mi
vergogno ancora oggi, per allora, per quello che è successo. Per questo
l’olocausto, come scrive la professoressa Rossella D’Antonio su
Wolf, “non deve essere un ricordo, ma
va ricordato.”
L’uomo deve
capire che la terra è la casa di tutti e che ci è stata affidata con l’incarico
di tutelarla e amarla, di preservarla per il bene di chi verrà dopo, senza
distinzione di colore, di razza, di religione, senza alcuna presunzione di
superiorità genetica. In fondo ci viene concesso gratuitamente di vivere su di
essa quell’attimo che definiamo “tutta la nostra vita”. Per il breve periodo,
dunque, che ci è concesso, dovremmo essere più disponibili nei confronti di chi
è meno fortunato. Usiamo le nostre capacità per difendere la casa che ci è stata
consegnata e la vita di tutti e di tutto, per il futuro di quelli che verranno
dopo.
Napoli, 12 marzo 2020
Adolfo Giuliani